‹ Il 3 marzo del 2009 è morto Sasha, il mio cane. Mi piace ricordarlo con alcuni versi di una canzone di Jovanotti “A te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più…”. Il nostro viaggio è iniziato nel Luglio del 1998 quando, in procinto di laurearmi, ho deciso che LUI sarebbe stato il mio “regalo”. E questo è stato.. un dono meraviglioso! Abbiamo trascorso 10 anni indimenticabili, ricchi di passeggiate alla scoperta di posti sempre nuovi, di gioco, di divertimento, di coccole, a volte di rimproveri e di sacrifici, ma soprattutto di lealtà e amore; un amore puro, grande e incondizionato›.
Con queste parole, una ragazza a me molto cara, ricorda il “suo migliore amico”. E come lei, ogni persona che abbia avuto la fortuna di condividere parte della propria vita con il suo cane, ha sicuramente una storia bella e commovente da raccontare.
Ma cosa rende questo rapporto così speciale?
La sua peculiarità non è frutto di nuove scoperte; già nel 4500 a.C. Omero racconta che, al suo ritorno ad Itaca, Ulisse non viene riconosciuto né dalla moglie Penelope né dal figlio Telemaco. Solo il suo cane Argo agita la coda in segno di riconoscimento.
Nel 1953, lo psichiatra infantile americano Boris Levinson dà avvio all’innovativa tecnica della Pet Therapy, scoprendo, in modo casuale, che la presenza affettuosa e gentile del suo “amico a quattro zampe” nello studio, è in grado di rilassare i suoi piccoli pazienti e agevolare l’instaurarsi di un rapporto di fiducia con il medico. Dal 2003 questa tecnica viene riconosciuta come cura ufficiale anche in Italia e ne inizia la sperimentazione, convalidata da ottimi risultati, in ospedali, istituti e case di riposo.
Ma i benefici indotti da questo rapporto riguardano molte persone : un recente rapporto della LAV riporta, infatti, che “la popolazione italiana ospita in casa circa 6 – 7 milioni di cani”! Tra questi vi sono molte persone anziane o sole che in questa relazione trovano un valido sostegno, riescono a colmare in parte affetti mancanti o carenti, e tollerare meglio il senso di solitudine...si perché i cani non sono silenziosi...! Vi sono interi nuclei famigliari “alleggeriti” dalla presenza del proprio amico, il quale attenua le tensioni e allevia gli stati di angoscia caratteristici delle situazioni di crisi; infine i bambini: per loro prendersi cura di questo speciale compagno di giochi rappresenta la possibilità di sperimentare le proprie capacità e i propri limiti, di diminuire la diffidenza verso la diversità, di indurre atteggiamenti di accudimento e responsabilità.
Per chiunque, quindi, condividere la vita quotidiana con il proprio cane può essere fonte di arricchimento e di crescita personale. I motivi sono svariati.
La prerogativa di questo animale è la capacità di stabilire con l’uomo un rapporto affettivo caratterizzato da rispetto, coerenza, cura e devozione. È in grado di soddisfare uno dei principali bisogni dell’uomo, quello di CONSIDERAZIONE POSITIVA INCONDIZIONATA: è capace cioè di accettare e amare il suo padrone semplicemente per quello che è! La relazione che ne risulta è una relazione che permette all’uomo di essere se stesso senza temere il giudizio.
Il suo aspetto tenero e il suo bisogno di accudimento risvegliano nell’uomo una sensibilità primitiva, più infantile e profonda favorendo il contatto con quelle parti di se più affettive, che restano spesso nascoste nel rapporto con altri esseri umani e che possono essere, invece, esteriorizzate e vissute nel rapporto con l’animale. Quanti burberi diventano miele al cospetto del proprio amico a quattro zampe!
La sua presenza agevola i contatti personali, è spunto di conversazione, di riso e di nuove conoscenze. Chi ha un cane ha un giudizio positivo immediato nei confronti di un’altra coppia cane/padrone, le barriere crollano e si supera l’abituale diffidenza. Così, persone che non avrebbero avuto altrimenti modo di conoscersi, hanno la possibilità di incontrarsi.
Il cane è una creatura facilmente malleabile che tende ad adattarsi alle caratteristiche del padrone; talvolta a tal punto da arrivare ad assomigliargli, replicandone virtù e vizi. Così, osservando con affetto e tenerezza “i vizi e gli atteggiamenti” del proprio cane, si scorgono parti di sè e si impara a trattarle con più dolcezza, ad accettarle ed ad amarle!
Vivendo meno dell’uomo, il nostro amico ci permette, infine, di avvicinarci alla morte, ci insegna ad apprendere ed accettare la ciclicità della vita. Ma questo non ha il potere di rovinare “l’indimenticabile viaggio”…Forse anche questo lo rende così speciale.
Dott.ssa Antonella Fiorentino